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Mario Sironi Inedito. Disegni e Matrici – corso Magenta 50, 18 aprile – 6 maggio

«Una delle dichiarazioni più rivelatrici di Sironi è: “L’arte non ha bisogno di essere simpatica, ma esige grandezza”. E una delle prove più evidenti che quella grandezza appartiene all’artista stesso è che anche i suoi lavori più piccoli danno un’idea di grandiosità. Non c’è un suo foglio, per quanto minuscolo, che non moltiplichi le sue dimensioni fisiche grazie alle sue dimensioni ideali. Lo dimostra anche la significativa antologia di inediti che Matteo Crespi espone ora nel suo “Bulino”.» (Elena Pontiggia)

Martedì 18 aprile alle ore 18:00 Il Bulino Antiche Stampe “Mario Sironi inedito. Disegni e matrici”. All’inaugurazione sarà presente Elena Pontiggia, storico dell’arte e punto di riferimento per gli studi su Sironi, autrice del saggio introduttivo al catalogo.

L’esposizione avrà luogo a Milano al civico 50 di corso Magenta, dal 18 aprile al 06 maggio 2023 negli orari di apertura della Galleria: dal lunedì al venerdì, dalle 10:30 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 19.30; il sabato su appuntamento.

La mostra è organizzata in collaborazione con l’Associazione per il patrocinio e la promozione della figura e dell’opera di Mario Sironi, la quale si occupa di raccogliere, catalogare ed archiviare tutta la documentazione relativa alla sua opera e alla sua persona. L’Associazione promuove l’artista con iniziative quali esposizioni e cataloghi.

A completamento della mostra il catalogo dedicato a questo nucleo specifico a cura di Matteo Crespi, con un saggio introduttivo della storica dell’arte Elena Pontiggia. Il volume sarà disponibile in Galleria a partire dal giorno dell’inaugurazione e raccoglierà tutte le opere presenti in mostra.

Disegni

La proposta nasce dalla recente riscoperta e acquisizione di una raccolta di disegni inediti di Mario Sironi (Sassari, 1885 – Milano, 1961). Tutti i disegni provengono da un’unica collezione appartenuta a Piero Grigis, uno dei medici che ebbe in cura l’artista. Le opere sono state studiate ed archiviate dall’Associazione per il patrocinio e la promozione della figura e dell’opera di Mario Sironi che ne ha sottolineato il pregio tanto per i soggetti quanto per la datazione.

Il gruppo di disegni più consistente appartiene agli anni ’10 – ’20 del Novecento. Tra questi spiccano per qualità e importanza:

  • Un Nudo (Composizione con figure), del 1919/1920, realizzato sul retro di un modulo per l’abbonamento ad Ardita, il supplemento culturale della rivista Il Popolo d’Italia.
  • Studi di figure, datato 1923, nel quale si riconoscono i tratti della moglie Matilde.
  • Due paesaggi metafisici, uno realizzato circa nel 1919 e l’altro circa nel 1921.
  • Diversi scorci della periferia milanese, nei quali viene raccontato un paesaggio urbano desolante e quasi disabitato, caratterizzato da elementi architettonici costituiti da imponenti volumi.
  • Alcuni paesaggi alpini, che testimoniano l’amore di Sironi per la montagna, nato durante la sua esperienza di volontario durante la Prima guerra mondiale (in mostra anche un Paesaggio con soldati del 1916). Tra questi è presente un insolito disegno su carta grigia, Paesaggio con montagne e alberi, a matita grassa e matita, risalente circa al 1923.

Riguardo alla Composizione metafisica del 1919 riporto il commento di Elena Pontiggia:

«[L’opera] ci mostra l’originale interpretazione che Sironi dà della tendenza. L’artista mescola i motivi boccioniani con quelli di Carrà e de Chirico, ma soprattutto infonde un significato umanissimo nel mondo degli enigmi. Non solo, dunque, trasforma un tema futurista (il cavallo scalpitante) in un animale immobile, ma lo accosta a un manichino che posa la testa sul braccio, suggerendo un senso di malinconia e di sofferenza. A differenza di de Chirico, insomma, l’automa non si allontana dalla vita, ma ne sente tutto il peso.

Nello stesso foglio compaiono anche prismi e poliedri. Sono un’eco della metafisica di Carrà, ma anche un accenno ai solidi platonici di cui in quel periodo lo stesso Carrà e Margherita Sarfatti parlavano nei loro scritti: rappresentano, cioè, l’appello a un’arte di volumi stabili, non di sensazioni fuggevoli.» – (Elena Pontiggia)

Matrici

Saranno esposte per la prima volta anche otto lastre in zinco incise a puntasecca, di cui due inedite. Queste matrici da oltre mezzo secolo sono di esclusiva e documentata proprietà privata e rappresentano il segno tangibile dell’incontro, dell’amicizia, del particolare sodalizio artistico e di interessi fra Sironi e un suo ammiratore (a sua volta pittore dilettante) funzionario della Triennale di Milano.

L’incisione a puntasecca ha interessato Sironi per un breve arco di tempo della sua vita artistica, collocabile in un periodo compreso fra i primissimi anni del secolo scorso e gli inizi degli anni ’20. La tiratura di queste puntesecche è stata di pochissimi esemplari, così come testimoniato dagli interventi di Vitali (1931 e 1934), di Traversi (1968) e di Bartolini (1976). Una delle otto lastre esposte raffigura una Testa di Vecchio e risale a un anno compreso tra il 1905 e il 1907; con tutta probabilità si tratta della prima incisione realizzata da Sironi, stimolato all’esercizio di questa tecnica dall’amico Boccioni, anch’egli autore di puntesecche.

Le restanti incisioni possono essere datate attorno agli anni 1917/1918, periodo durante il quale l’artista è stato spesso ospite di Cesare e Margherita Sarfatti nella loro villa a Cavallasca in provincia di Como. Troviamo infatti ritratti i coniugi Sarfatti e altri personaggi legati al medesimo ambiente culturale: la scrittrice e insegnante Ada Negri; lo scrittore e saggista Massimo Bontempelli; Rodolfo Klien, cognato di Sironi (marito della sorella Cristina Sironi).