Project Description

Carlo Arienti
(Arcore 1801 – Bologna 1873)
La figlia di Jafte
Matita, china e tempera rosa su carta preparata
misure: mm 370 x 560
Arienti si forma all’Accademia di Brera sotto la guida di Camillo Pacetti e Luigi Sabatelli. Riscuote un notevole successo grazie al Ritratto di Vincenzo Bellini (oggi al conservatorio di Napoli). Negli anni successivi Arienti diventerà una delle figure preminenti del Romanticismo storico milanese, ricevendo prestigiose commissioni, come i ventiquattro bassorilievi dipinti a chiaroscuro per la celebrazione dei fasti civili di Ferdinando I, che in un primo momento verranno collocati nella Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale. L’esecuzione del Ritratto di Amedeo VIII riceve l’entusiastica approvazione di Re Carlo Alberto che nel 1843 lo aiuta ad ottenere la cattedra di Pittura all’Accademia Albertina. Il culmine della sua carriera accademica si ha nel 1859 con la carica di direttore dell’Accademia di Bologna.
La scena raffigura la figlia del valente generale Jefte (Giudici 11, 37-40), che si offre in sacrificio per permettere di onorare la promessa che il padre aveva fatto a Dio, responsabile di avergli assicurato una importantissima vittoria bellica sugli Ammoniti. Come da giuramento, al ritorno dalla battaglia, Jefte avrebbe sacrificato la prima persona che fosse uscita dalla sua casa per festeggiarlo: la sua unica figlia.
La figlia chiede al padre due mesi di tempo per recarsi sulle montagne a piangere la sua giovinezza e la sua verginità. Il disegno mostra un nutrito gruppo di fanciulle che circondano la futura vittima. Ad accomunarle è un pianto pieno di pathos. Sulla sinistra, la luce dell’aurora abbraccia l’intera scena, riempiendola di calore e malinconia.
Sul mercato antiquario è passato un disegno in relazione a questo presentato nel cui margine inferiore si trovavano le scritte a penna: La Figlia di Jefte – Al Benemerito Sig. Direttore (parte cancellata) offre – Carlo Arienti 1842 .
Buono stato di conservazione, tracce di foxing.

Bibliografia: Comanducci, 1934, p 21.

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